La notte di Bologna ride. E suona e canta e chiacchiera.
La notte a Bologna inizia quando il rosso diventa arancione, giallo o nero. Il colore di una città vecchia, antica, storica, illuminata dalle lampadine di un centro che è un budello di vicoli e mattoni. Poco più in là, o dove la lampadina si è bruciata, è nera impestata. Proprio come la notte.
La notte di Bologna è una bionda sedotta e abbandonata. Puzza di birra, bevuta e frantumata. La notte Bologna si veste da Murano per quanto vetro forgia. E non c’è pezza, restrizione, multa, delibera, proibizionismo arrangiato o ronda istituita. Boh. Come Bologna. La notte di Bologna è la più vecchia d’Europa. Fiumi di studenti, pochi spiccioli per comprarla ma una voglia di viverla, goderla e strizzarla che basterebbe per fare altrettanto anche a Rimini e Cesena. Alma Notte Studiorum. La notte di Bologna ride. E suona e canta e chiacchiera. La notte di Bologna meriterebbe il sole per quanto è viva.
Di notte Bologna è le sue puttane. Quelle ottimiste e di sinistra, quelle che non ragionano male e le altre.
In luglio, in agosto, ma pure negli scampoli di giugno e all’alba di settembre la notte di Bologna è ossigeno. È aria, respiro, tregua. Se sali di un paio di vie e tornanti può addirittura essere fredda. Ok, fredda no. Fresca. Che a volte poi bastano pure i giardini e il loro materasso d’erba condizionata. A Bologna di notte le chiacchiere iniziano in Nazario Sauro e finiscono in piazza Santo Stefano passando per Montegrappa e Oberdan. Senza una logica orientata, senza una meta stabilita, senza un tempo stabilito. La notte di Bologna cammina. La notte di Bologna è buia come solo il buio in sala sa essere. Da poco Bologna di notte è le torri che si accendono, per non lasciarla sola proprio mai.
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